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AssopescaInforma Anno I N. 1 Luglio/Agosto 2001



Un libro verde sul futuro della pesca nell'UE
Luigi Campo

La Commissione europea ha aperto un dibattito sul futuro della Politica Comune della Pesca. In un libro verde è stato raccolto un pacchetto di opzioni sulle quali è possibile manifestare opinioni e avanzare proposte.
A quasi venti anni dai suoi inizi la Politica Comune della Pesca si trova dinanzi ad una grande sfida. Non essendo riuscita a realizzare l'obiettivo di uno sfruttamento sostenibile delle risorse alieutiche, dovrà cambiare rotta, intervenendo a livello biologico, economico e politico.
In tutto il mondo è diffusa una viva preoccupazione per lo stato disastroso in cui si trovano molti stok di pesci e per la sovraccapacità della flotta in un contesto di crescita della domanda di pesce. La fragilità economica del settore pesca deriva dal sovrainvestimento, dal rapido aumento dei costi e dalla riduzione delle risorse di base; tutto confluisce nella scarsa redditività e nel calo costante dell'occupazione. A livello politico i soggetti direttamente interessati non si sentono sufficientemente coinvolti ritenendo che non vi siano condizioni di parità nel rispetto delle norme e nel controllo della loro applicazione. La Politica Comune della Pesca, proposta dal libro verde, intende:

  • assicurare la conservazione delle popolazioni ittiche più fragili e promuovere nel contempo la prosecuzione delle attività di pesca;
  • promuovere l'ammodernamento dei mezzi di produzione limitando lo sforzo di pesca; 
  • assicurare la corretta attuazione delle misure di conservazione lasciando agli Stati membri ampie responsabilità in materia di controllo e di sanzioni;
  • assicurare un reddito decente ai pescatori pur aprendo di necessità il mercato comunitario alle importazioni;
  • acquisire diritti di pesca nelle acque di paesi terzi senza compromettere lo sfruttamento sostenibile delle risorse.

Un'attenzione particolare è rivolta alla pesca mediterranea. Il Mediterraneo infatti è una zona strategica che unisce paesi con un patrimonio culturale, religioso, etnico ed economico molto diverso. In questi paesi la pesca svolge un ruolo importante nell'economia. La ristrettezza, però, della piattaforma continentale spinge le piccole imbarcazioni, che costituiscono le flotte locali, nelle acque soggette alla giurisdizione degli Stati costieri accentuando le problematiche che attraversano la Politica Comune della Pesca.
Diversamente dalle politiche strutturali e di mercato, che sono state pienamente attuate, l'applicazione delle misure di conservazione e di gestione nel Mediterraneo è stata solo parziale.
Dall'inizio degli anni Novanta la Comunità ha preso una serie di iniziative per migliorare la gestione della pesca nel Mediterraneo intervenendo fra l'altro per armonizzare le misure tecniche, per accrescere la selettività degli attrezzi da pesca e rafforzare la cooperazione internazionale. Ora però si avverte la carenza di dati pertinenti su cui basare le decisioni da prendere, la carenza ancora di un controllo e di una sorveglianza efficaci ed infine l'assenza di cooperazione a livello internazionale con gli stati confinanti.
Franz Fischler, commissario europeo responsabile per l'agricoltura, lo sviluppo rurale e la pesca ha detto: "Non vi sono cure miracolose per i problemi che affliggono la gestione della pesca. È per questo che la Commissione desidera coinvolgere attivamente i diretti interessati nel dibattito su come migliorare la politica della pesca. Il loro coinvolgimento e la loro collaborazione sono di importanza cruciale per il successo della PCP."
Occorre allora intensificare i contatti tra pescatori ed esperti, al fine di rendere più trasparenti e credibili gli stessi pareri scientifici sui quali si devono fondare le misure da adottare. La futura Politica Comune della Pesca ha bisogno di obiettivi chiari, coerenti e compatibili e il dibattito aperto con il libro verde è lo strumento originale quanto indispensabile per individuarli.


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