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Anno II - N. 4/5 Luglio/Ottobre 2002


Editoriale
Un'occasione sprecata?
Francesco Gesmundo

Il Piano d'Azione per la Pesca nel Mediterraneo presentato a Bruxelles dal Commissario U.E. Franz Fishler, indubbiamente rappresenta un'importante novità nella politica comunitaria del settore, caratterizzata troppo a lungo dal misconoscimento delle peculiarità e delle specificità delle diverse zone di pesca, dall'appiattimento delle scelte sulle necessità e sulle convenienze dei Paesi più potenti che operano nel Mare del Nord, dalla volontà di considerare lo sforzo di pesca come parametro unico per la tutela delle risorse e la gestione degli stock, dalla scarsa considerazione per la necessità di rilanciare la formazione onde evitare l'invecchiamento delle imprese e ammodernare i metodi di cattura e la gestione economica delle imprese, coniugando il reddito di impresa con la tutela del consumatore.
Si intravede finalmente l'abbandono delle politiche di incoraggiamento alla demolizione come strumento privilegiato per tutelare efficacemente le risorse ma sembra prefigurarsi uno scenario nel quale la ricerca e le conoscenze scientifiche abbiano finalmente il giusto peso nel determinare le scelte politiche e nell'individuare gli strumenti adeguati per la gestione efficace dell'attività di pesca.
Le reazioni delle Associazioni di Categoria appaiono improntate all'apertura di credito nei confronti della nuova politica comunitaria verso il settore. Tutte, sia pure con la dovuta cautela, sembrano valutare positivamente il documento della Commissione, sottolineando la maggiore autonomia lasciata agli Stati membri in materia di pesca locale, segno distintivo del nuovo atteggiamento di Fishler e della Commissione europea verso la pesca nel Mediterraneo caratterizzata da diversità di specie, di tradizioni, di culture rispetto all'uniformità dei paesi cosiddetti forti del Mare del Nord.
 
Ovviamente non può non essere positivamente considerata la decisione di recuperare la specificità, valorizzando l'autonomia decisionale degli Stati che insistono nell'area del Mediterraneo, governando la prua nella direzione della sussidiarietà ma non possiamo esimerci dal riflettere con attenzione, guardando con una punta di sano e legittimo sospetto a questa improvvisa vocazione autonomista da parte di chi ha per anni imperversato con norme omologanti che mortificavano la pesca mediterranea in generale e quella italiana in particolare. Non si tratta di trascurare la svolta politica di Fishler o di non riconoscere che volgere l'attenzione sulla piccola pesca costiera, significa rendersi finalmente conto che una maggiore autonomia decisionale degli Stati membri non solo valorizza le specificità ma anche considera l'importanza sociale ed economica di questo importante segmento della pesca mediterranea sul piano quantitativo e qualitativo.
Però bisogna rimarcare il fatto che tali scelte che si annunciano nella politica comunitaria sulla pesca, assumono o rischiano di assumere i connotati di una delega di comodo che trascura la necessità di tutelare il comparto della pesca industriale attraverso una indispensabile armonizzazione delle norme che governano la Pesca.
Occorre una virata decisa nei confronti di un sistema di regole condivise tra i Paesi comunitari e non, nei confronti dell'aggressività e della concorrenza selvaggia dei Paesi extracomunitari, verso le imprese italiane ed europee spesso impacciate da vincoli e legami che ostacolano la libertà d'impresa, pur con la dovuta considerazione delle esigenze di tutela delle risorse e di sviluppo sostenibile dell'attività di pesca.
Il documento della Commissione Europea e la nuova Politica Comune della Pesca costituiscono una rilevante novità nel grigiore delle scelte precedenti, ma rischiano di essere una mera dichiarazione di intenti, se non si riesce a coniugare l'autonomia e la libertà di scelta, la valorizzazione delle specificità, con la definizione di accordi quadro che realizzino un sistema condiviso di norme e di politiche che vincolino anche i Paesi extracomunitari a scelte non più prorogabili in direzione di pesca sostenibile, di tutela delle risorse, di maggiori controlli nei confronti delle illegalità.

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