Assopesca Molfetta

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Anno II - N. 1/2 Gennaio/Aprile 2002


Sicurezza del lavoro
Residuato bellico nella rete
Francesco Mastropierro

La mattina del 31 gennaio 2002 un peschereccio è approdato al porto di Molfetta con una vistosa bomba d'aereo da 500 Kg a poppa.
L'ordigno è entrato nella rete mentre il M/P stava effettuando normali operazioni di pesca a strascico. Il comandante aveva notato che la velocità del natante era notevolmente inferiore a quella corrispondente ai giri del propulsore, perciò aveva deciso di interrompere la "calata" e verificare se la rete contenesse un masso o molto fango. Salpate le attrezzature e vuotato il sacco in Coperta, si è rilevata la presenza di un grosso ordigno.
Il capitano ha subito provveduto a immobilizzare l'ordigno con tacchi di legno e con la stessa rete; lo ha mantenuto bagnato con un getto d'acqua a bassa pressione ed ha fatto rotta verso il porto di Molfetta a velocità ridotta. Informata l'Autorità Marittima, il peschereccio si è ormeggiato all'estremità del Molo Foraneo, in attesa degli artificieri.
Un gran numero di ordigni bellici in mare, costituisce tuttora un grave rischio per i pescatori. Questo arsenale di morte contiene tritolo, yprite, acido clorofosforico, penolo/cianuro, distogene, fosforo, mine magnetiche e ad urto, siluri e granate incendiarie.
L'elenco, non esaustivo, fornisce un quadro sufficientemente ampio della pericolosità del lavoro dei pescatori.
Le Autorità governative competenti non dovrebbero attendere le giustificatissime sollecitazioni del settore per procedere a bonificare i fondali pericolosi, ne dovrebbero mettersi in condizioni d'essere tacciate di negligenza per non aver promosso campagne navali mirate al recupero di ordigni pericolosi, che da oltre mezzo secolo giacciono sui fondali marini.
L'accoglimento di siffatte richieste favorirebbe notevolmente la sicurezza dei marittimi operanti in un settore notoriamente in crisi, con tutto l'indotto ad esso collegato: cantieri di costruzione e riparazione, commercializzazione e trasformazione del pescato, costruzione e commercio di attrezzature e strumentazioni, attività dei mercati ittici, trasporti e quant'altro.
Siamo coscienti che una bonifica del genere comporta notevoli costi, ma siamo altresì portati a ritenere che - nel tempo - lo Stato avrebbe certamente un ritorno sotto il profilo della sicurezza di uomini e mezzi, con concomitante riduzione degli infortuni e dei costi ad essi connessi.

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