Assopesca Molfetta

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Anno II - N. 1/2 Gennaio/Aprile 2002



La formazione del personale in servizio
Francesco Mastropierro

Secondo le recenti disposizioni ministeriali, un marittimo che intende navigare su navi mercantili deve essere in possesso di alcuni certificati comprovanti la sua frequenza (secondo la categoria di appartenenza) a corsi di specializzazione, quali:
  • Certificato IMO STCW-95;
  • Corso antincendio, primo soccorso, sopravvivenza in mare e salvataggio;
  • Operatore Radar, A.R.P.A., P.S.S.R.
La partecipazione a questi corsi non è richiesta per il personale del settore Pesca ma è necessaria per coloro che desiderassero passare dalla Pesca al Mercantile per entrare in possesso dei certificati prescritti.
La frequenza a questi corsi è molto onerosa per i marittimi, sia dal punto di vista finanziario che da quello dell' impegno nel conciliare i tempi d'imbarco col concomitante periodo di svolgimento delle lezioni.
Alla luce dell'introduzione di moderne apparecchiature e nuovi sistemi operativi adottati nelle costruzioni navali - sia le nuove che quelle trasformate miranti ad incrementare le misure di sicurezza e la salvaguardia della salute degli equipaggi, nonché la prevenzione degli infortuni, le disposizioni ministeriali sono giustificate, ma dovrebbero essere in qualche modo rivisitate le modalità di applicazione, allo scopo di non gravare eccessivamente sui marittimi.
Circa i contenuti formativi dei corsi, occorre osservare che, pur se in fase di pesca la condotta del peschereccio non ha molto in comune con la navigazione di un mercantile, i programmi d'esame per il conseguimento dei titoli professionali marittimi {Padrone, Marinaio Autorizzato alla Pesca e altri) sono gli stessi previsti per gli addetti al Traffico ma integrati da prove supplementari su materie specifiche, riguardanti la biologia marina, la tecnica della pesca, gli aspetti giuridici, economici e sociali della pesca.
Inoltre, anche se sono diversi gli scopi per i quali un mercantile ed un peschereccio solcano i mari, restano analoghe le responsabilità del comandante, le strumentazioni di navigazione, le norme da rispettare nella tenuta della guardia, le norme di prevenzione e sicurezza per la nave e per il personale, l'organizzazione di bordo per fronteggiare le emergenze, compreso il primo soccorso in mare.
Da quanto precede riteniamo che sia possibile mettere in condizione il marittimo proveniente dalla Pesca di potersi integrare nel Traffico, dandogli modo e tempo per formarsi adeguatamente, tanto da poter assolvere i nuovi compiti specifici in maniera accettabile.
Vero è che progetti organici di formazione non sono attuabili con immediatezza, ma è pur vero che la Risoluzione 8 della STCW del 1995 (Promozione delle conoscenze tecniche, capacità e professionalità dei marittimi) raccomanda che le Amministrazioni incoraggino tutti gli ufficiali a partecipare all'addestramento degli allievi e che prendano tutti i provvedimenti necessari per incrementare la professionalità del personale imbarcato.
Per preparare adeguatamente il personale, gli attuali programmi dovrebbero essere integrati, prevedendo periodi d'imbarco per garantire agli studenti la possibilità di mettere in pratica le nozioni teoriche apprese a scuola. Gli imbarchi durante gli anni di studio sono, quindi, da ritenere indispensabili, come già avviene in alcuni Stati esteri, ove costituiscono la normalità. Italia e Svezia sono tra le poche nazioni marinare per le quali i programmi scolastici non prevedono periodi d'imbarco.
Le Autorità preposte dovrebbero tenere in debito conto il fatto che il personale di un peschereccio in navigazione ha le stesse prerogative di quello addetto alla conduzione di un mercantile.
Non è per niente giusto considerare i "pescatori" alla stregua di marittimi di categoria inferiore rispetto ai colleghi della mercantile. Sarebbe il caso di riconsiderare il problema nella sua giusta luce e prendere in considerazione appropriati rimedi e soluzioni per un equo riconoscimento del valore degli equipaggi.

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