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ASSOPESCAINFORMA - ANNO V N. 1/2 - GENNAIO/APRILE 2005


panorama comunitario - L'ATTUAZIONE DELLA POLITICA COMUNE DELLA PESCA NEL MEDITERRANEO
Nuovi scenari dell'integrazione europea
Joe Borg

La pesca svolge un ruolo economico, sociale e culturale fondamentale nel Mediterraneo. Nei paesi mediterranei dell'Unione Europea lavorano, infatti, oltre cento mila pescatori ed operano oltre quaranta mila imbarcazioni che rappresentano una percentuale sostanziale del numero totale di pescherecci della Comunità [...]

Eppure esiste una carenza generale di cooperazione nella gestione della pesca e notevoli divergenze nell'interpretazione dei dati scientifici.
Il fatto che i fondali di pesca siano situati generalmente nelle vicinanze della costa, dove si registra la più alta biodiversità delle specie bentoniche, fa sì che numerosi pescatori si contendano gli spazi disponibili.
È risaputo che il volume globale delle catture di certi stock sta diminuendo considerevolmente. Nell'Adriatico e nello Stretto di Messina, ad esempio, le percentuali di cattura di alcune specie sono diminuite del 60% rispetto a 20 anni fa.
Gran parte del Mare Mediterraneo è costituito ancora oggi da acque internazionali, il che favorisce la diffusione di attività di pesca illegali. Purtroppo non disponiamo ancora di un sistema di controllo efficiente per monito rare tali attività.
I problemi che ho menzionato non sono nuovi. L'Unione europea li aveva già individuati all'inizio degli anni Novanta quando ha fissato i primi elementi di una politica comunitaria per la pesca nel Mediterraneo. Per una serie di ragioni non siamo riusciti ad invertire le tendenze negative identificate ne ad istituire un quadro multilaterale efficiente [...]

Il particolare ambiente politico e socioeconomico del Mediterraneo, ma anche la presenza di stock condivisi ed altamente migratori, richiede, a nostro parere, un'azione comune di tutti i paesi rivieraschi del Mediterraneo. Questi Stati, dopotutto, condividono la responsabilità di garantire un futuro al settore della pesca in generale, e pertanto devono garantire la sostenibilità delle risorse.
Nel 2003 la Commissione ha proposto una serie completa di misure gestionali destinate ad affrontare le cause dello sfruttamento eccessivo e di altre pratiche di pesca non sostenibili nel Mediterraneo.
Tale proposta legislativa costituisce la parte più consistente della realizzazione del "Piano d'azione per una pesca sostenibile nel Mediterraneo".

La proposta si prefigge di conseguire la sostenibilità fondandosi su misure esistenti ed elaborandone delle nuove, adeguate alle condizioni specifiche dell'attività di pesca nella regione. Comprende misure quali l'aumento progressivo delle dimensioni delle maglie; il rafforzamento dell'attuale divieto di talune attività di pesca al traino per tutelare meglio il novellame; iniziative specifiche per la protezione del pesce spada; il perfezionamento dei controlli; la condivisione delle responsabilità di gestione tra l'Unione e gli Stati membri; e l'introduzione della gestione dello sforzo di pesca.
La proposta ha provocato un vivo dibattito, sia nelle istituzioni europee che tra i soggetti interessati, dappertutto e specialmente qui in Italia. Malgrado tutte le difficoltà che ne hanno ritardato l'adozione, sono certo, specialmente dopo questa mia visita qui in Italia, che riusciremo a giungere ad un accordo molto presto.
Nell'ambito delle discussioni in corso presso la commissione per la pesca del Parlamento europeo, la Commissione ha avviato un dialogo con l'industria per conoscere e tenere conto, laddove possibile, del suo parere in merito.

Vorrei sottolineare con forza che il mio obiettivo fondamentale è quello di garantire alla pesca e ai pescatori un futuro a lungo termine nel Mediterraneo [...]
Come ho già detto precedentemente, la Comunità ha stabilito una linea d'azione per le sue acque interne, ma ha anche definito un programma di cooperazione multilaterale basato su tre assi principali:

  • in primo luogo, il pieno coinvolgimento a livello ministeriale per garantire che siano impartite direttive politiche chiare agli amministratori e ai tecnici in modo che promuovano attività di pesca sostenibile mediante misure concrete;
  • in secondo luogo, uno sforzo considerevole per promuovere il rafforzamento della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) dotandola di un bilancio autonomo e strumenti giuridici moderni;
  • infine, si tratta di promuovere ed incentivare la cooperazione con i paesi meridionali del Mediterraneo mediante la partecipazione finanziaria diretta della Comunità a progetti regionali della FAO, come Adriamed, Copemed e il nuovo EastMed.

La Conferenza ministeriale tenutasi a Venezia nel 2003 ha riscosso un notevole successo, in primo luogo grazie alla cooperazione tra la Commissione e il governo italiano. Nella dichiarazione finale di tale conferenza, tutti i Ministri della pesca dei paesi partecipanti hanno stabilito linee di azione concrete che sono adesso attuate a livello tecnico. La CGPM è ormai un'organizzazione autonoma e finanziariamente indipendente [...]

Sono peraltro in corso contatti bilaterali con alcuni paesi terzi, quali la Libia, al fine di concludere accordi in materia di pesca che rafforzeranno la cooperazione. Stiamo inoltre intensificando i nostri contatti bilaterali con paesi terzi del Mediterraneo nell'ambito della politica di prossimità dell'Unione europea.
Uno dei nostri principali obiettivi è istituire delle misure di monitoraggio e di controllo efficaci, ossia un sistema di controllo comune che tenga conto delle specificità del Mediterraneo. La lotta contro le attività di pesca illecite deve costituire una priorità per tutti le parti coinvolte, in quanto tali attività mettono a repentaglio la sopravvivenza di quelli che rispettano le regole. In questo riguardo, la Commissione, al fine di rafforzare la gestione e il controllo delle attività di pesca, ha proposto l'istituzione (in modo coordinato e mediante una cooperazione multilaterale) di zone di pesca protette che tengano conto delle particolarità geopolitiche del Mediterraneo. L'utilità delle zone di pesca protette è stata riconosciuta dalla Conferenza di Venezia del 2003 che invitava peraltro ad elaborare una strategia concertata in merito.
Intendiamo inoltre promuovere la cooperazione delle organizzazioni di pescatori nell'area del Mediterraneo per rafforzare la fiducia e la conoscenza reciproca, come MEDISAMAK, una nuova associazione a cui partecipano varie organizzazioni di pescatori provenienti da alcuni paesi dell'area mediterranea.
Sono sicuro che stiamo procedendo nella direzione giusta. Dobbiamo reggere il timone di questa nave con fermezza per essere certi di mantenere la rotta e raggiungere i nostri obiettivi. Con una corretta gestione, il Mediterraneo può diventare un modello per le attività di pesca in tutto il mondo, nonché un esempio di proficua cooperazione internazionale in una delle aree più ricche sotto il profilo culturale e politico.


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