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Anno IV N. 3 - Maggio/Giugno2004


editoriale
Il Fondo Europeo per la Pesca: prospettiva o minaccia?
Francesco Gesmundo

La commissione europea ha di recente presentato una sua proposta per l'istituzione di un Fondo europeo della pesca (FEP) destinato a sostituire lo SFOP (Strumento finanziario di orientamento della pesca).
Questo Fondo, che dovrebbe finanziare e orientare Ie politiche della pesca negli Stati membri per il periodo 2007-2013, nelle intenzioni del Commissario Franz Fishler permetterà la realizzazione di misure per garantire una gestione sostenibile della pesca e la diversificazione economica nelle zone a prevalente caratterizzazione peschereccia.
La dotazione del Fondo sarà di 700 milioni di euro all'anno ed avrà l'obiettivo principale di ridurre la pressione della pesca sulle risorse ittiche.
Certamente gli obiettivi generali del FEP appaiono condivisibili e persino ovvi, per una moderna visione del settore della pesca e dell'acquacoltura, ma, dati i precedenti, nutriamo serie preoccupazioni che la sua impostazione e Ie azioni previste dal Commissario Fishler vadano nella direzione di "contribuire a realizzare la riforma della politica comune della pesca e offrire un apporto sostanziale alla sostenibilità. ambientale, economica e sociale nel settore della pesca".
Confessiamo di nutrire serie preoccupazioni per il futuro della pesca ita-
liana quando ascoltiamo che il FEP dovrebbe privilegiare misure destinate a incoraggiare la riduzione e il miglioramento dell'attività di pesca e attenuare la dipendenza delle comunità costiere da questo tipo di attività.
Abbiamo gia vista come il dirigismo e la rigidità che hanno caratterizzato sinora la politica comunitaria nel settore hanno, forse, favorito la riduzione dell’attività. di pesca ma sicuramente non l'hanno migliorata, imponendo una visione eccessivamente ''tarata'' sulle caratteristiche e sulle esigenze dei Paesi nordici, con scarsa considerazione per la cultura e la specificità della pesca mediterranea.
I tentativi di favorire il ripopolamento, fondati sostanzialmente sulla sospensione temporanea dell'attività di pesca non hanno ottenuto grandi risultati perché essa costituisce uno strumento utile in mari dove il numero di specie e molto ridotto ed e caratterizzato dalla massività, mentre la grande diversità delle specie presenti nei nostri mari non consente di prevedere periodi unici validi a garantire la ricostituzione degli stock. Inoltre, queste misure non sono mai state fondate unicamente su una impostazione scientifica ma hanno dovuto tener conto di diversi fattori e sono state attuate con norme spesso chiaramente delineate ma confusamente attuate dalle autorità marittime territoriali, con interpretazioni forzate, ambigue o eccessivamente legate a interessi locali.
La pesca italiana, lo abbiamo spesso ripetuto su queste pagine, ha bisogno di poche norme chiare e condivise, di obiettivi perseguiti con tenacia e linearità, di una cultura d'impresa fondata sulla flessibilità e sull'ammodernamento e non di incentivi che vanno nella direzione di accelerare la scomparsa del settore dal tessuto socio-economico del territorio.
Per tali ragioni ci spaventa vedere che il FEP non consentirà più aiuti per l'ammodernamento e il rinnovamento della flotta, la creazione di imprese comuni e invece mirerà a ridurre "la dipendenza" delle comunità costiere da questa attività.
Si prosegue così nel deleterio tentativo di cancellare non solo un'attività ma anche una cultura ed una tradizione che meriterebbero ben diversa attenzione e una politica meglio orientata e sostenuta con maggiore vigore dal nostro Governo, che pure si e speso nel tentativo di far riconoscere la specificità della pesca italiana.
Le priorità sono altre: una diversa poli1ica pubblica dei Mercati, una riduzione dello sforzo di pesca attuata con misure scientificamente costruite per ottenere risultati importanti con il minor impatto possibile sull'occupazione e sui reddito d'impresa, il ringiovanimento degli equipaggio e imbarcazioni più moderne e sicure, serie e concrete prospettive di diversificazione e, soprattutto, una maggiore e migliore concertazione per rendere i pescatori realmente protagonisti e responsabili delle prospettive di sviluppo della pesca.
I dirigismo e la rigidità di Fishler hanno gia fatto troppi danni per consentirgli di impostare ed orientare anche le politiche di settore per il prossimo futuro.
Quindi tutti noi dobbiamo fare molta attenzione a comprendere e valutare la proposta del FEP ed e nostro impegno quello di contribuire al dibattito e a favorire occasioni di discussione e di analisi perché il mondo della pesca pugliese, forte delle sue tradizioni e del suo radicamento nella realtà economica e sociale della nostra regione, possa essere soggetto attivo e protagonista vero del proprio futuro.


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