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Anno I N. 2 Settembre/Ottobre 2001


La politica comunitaria della pesca
L'Intervista
Luigi Campo

Il 30 settembre la Commissione Europea ha chiuso il dibattito sul libro verde della pesca. In molti hanno espresso il loro parere: l'impressione è che mentre si La politica comunitaria è entusiasti per l'idea del confronto, si hanno molte e fondate perplessità sugli orientamenti proposti della pesca.
Sull'argomento abbiamo sentito l'On. Vincenzo Lavarra, deputato al parlamento europeo.

D. Il suo giudizio sul Libro verde come proposta operativa della Politica Comune della Pesca.
R. La volontà della Commissione di coinvolgere maggiormente gli attori interessati alla definizione della Politica Comune della Pesca è un dato positivo. Per essere rispettata e attuata correttamente, la normativa comunitaria deve essere definita d'intesa con le imprese di pesca e con i pescatori attraverso le loro associazioni.
Collegato è il tema del decentramento di talune responsabilità in materia di gestione della pesca. Alcuni temono il rischio di una progressiva rinazionalizzazione della PCP, altri invece scorgono una soluzione efficace per sviluppare in modo duraturo le risorse del mare nelle zone di pesca, coinvolgendo maggiormente la base. Però le considerazioni espresse dalla Commissione nel Libro verde sembrano alquanto allarmiste. Il settore della pesca viene infatti presentato come un settore caratterizzato da una fragilità economica espressa in una scarsa redditività e in un calo costante dell'occupazione, e che perciò dovrà essere sensibilmente ridimensionato. È questa un'analisi difficilmente accettabile; contrasta con i pareri degli economisti che si sono espressi nel Rapporto economico 2000 sulle prestazioni economiche delle flotte di pesca selettive europee.

D. Un problema generalmente avvertito nel settore è l'impoverimento degli stock delle varie specie di pesci. Come gestire la pesca senza impoverire gli stock?
R. La gestione delle risorse ittiche in Europa deve operarsi attraverso i limiti di catture consentite (TAC) fondati su pareri scientifici autorevoli e un controllo rafforzato ed armonizzato. La Commissione preferisce invece ricorrere alla diminuzione della flotta peschereccia vietando la costruzione di nuove imbarcazioni e rendendo difficoltoso l'ammodernamento che porterebbe all'aumento dello sforzo di pesca.
È importante, invece, garantire un ammodernamento delle flotte comunitarie anche per ragioni di sicurezza, di qualità della vita a bordo e di competitività. Molti ammettono che esiste una sovraccapacità per taluni segmenti della flotta e pertanto la questione va affrontata in modo più mirato. In particolare, nel calcolare l'impatto sugli stock va fatta una distinzione tra piccoli e grandi pescherecci. Sappiamo bene che i piccoli pescherecci insistono sugli stock costieri con un impatto maggiore dei grandi pescherecci che operano invece su zone più vaste e lontane dalla costa. L'applicazione del codice di condotta per una pesca responsabile elaborato dalla FAO, la tutela dell'ambiente e la promozione delle zone marittime protette, la razionalizzazione dei sistemi di pesca operanti su risorse "sensibili" attraverso provvedimenti tecnici adeguati, costituiscono altrettanti capisaldi di un'efficace strategia nell'ambito della politica di conservazione delle risorse. Occorre poi incrementare i finanziamenti comunitari alla ricerca scientifica nel settore della pesca.

D. La pesca mediterranea ha certamente caratteristiche e problematiche connesse alla natura stessa del bacino e alle culture che si affacciano sui mari. Le sembra che la PCP tiene conto di queste caratteristiche?
R. A più riprese abbiamo lamentato l'assenza di una Politica Comune della Pesca attenta alle caratteristiche del Mediterraneo. Oggi finalmente gli operatori del settore accolgono con soddisfazione l'intenzione della Commissione di promuovere l'integrazione del Mediterraneo nella PCP migliorando i pareri scientifici, rivedendo il regolamento n. 1626/94 e rafforzando le misure di sorveglianza e controllo per l'applicazione effettiva della vigente normativa comunitaria (Reg. Com. 2847 Blue-box e Reg. Com. 2807 Giornale di pesca).
Gli operatori del settore confermano l'interesse alla creazione di un'associazione interprofessionale mediterranea, che funga da forum permanente di discussione per le organizzazioni professionali della pesca dei Paesi della costa mediterranea e per conseguire più facilmente obiettivi comuni. Tra questi obiettivi l'esigenza maggiormente avvertita è il coinvolgimento della Commissione Europea nelle controversie internazionali circa la giurisdizione delle acque nel Mediterraneo.

D. È possibile leggere nelle pagine del Libro Verde indicazioni che richiamino le nuove generazioni all'impegno lavorativo nel settore pesca?
R. La Commissione, in verità, riconosce nella prima parte del Libro verde che "le ripercussioni economiche e sociali della PCP sono state trascurate" ma dà pochi motivi di speranza ai pescatori e alle loro imprese, il cui futuro è tracciato in questi termini: contrazione del settore e fuoruscita dei pescatori dalla professione, riduzione degli aiuti per l'ammodernamento e la costruzione di pescherecci.
Vanno invece sollecitati provvedimenti volti a migliorare l'immagine del settore, ad attirare i giovani garantendo formazione e sicurezza del lavoro.

L.C.


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