Assopesca Molfetta

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Anno IV N. 1 - Gennaio/Febbraio 2004


panorama comunitario - L'aggiornamento del Regolamento sulle misure tecniche per la pesca nel Mediterraneo
Le reti per la pesca
Francesco Mastropierro

Il problema della salvaguardia delle risorse alieutiche, strettamente legato alla crisi del comparto della Pesca e anche alla conservazione dell'ambiente marino, è disciplinato dal Regolamento (CE) n° 1626/94, che sarà presto sostituito da un nuovo regolamento da parte della Commissione della Comunità Europea. I nostri pescatori sono direttamente interessati alla corretta gestione dello sfruttamento sostenibile delle risorse alieutiche nel Mediterraneo, consci che ciò comporta la certezza del loro futuro.

La proposta di nuovo regolamento, COM (2003) 589 del 9 ottobre 2003, è mirata a salvaguardare il pesce "sottotaglia" - sia di fondo che azzurro - ma la normativa proposta si presenta lacunosa e poco chiara sotto l'aspetto tecnico. Al paragrafo III della Relazione si legge: «La proposta, in particolare, introduce nuove misure tecniche volte a migliorare la selettività delle attuali reti trainate con maglie di 40 mm senza procedere immediatamente ad un aumento delle dimensioni delle maglie e propone una strategia in due tempi per portare l'apertura minima a 60 mm nel corso dei due anni...».

Non si illustra alcun accorgimento tecnico relativo a un sistema che consenta di mantenere aperte le maglie della rete - a losanga o quadrate - durante la fase di pesca, quando tutta l'attrezzatura è sotto tiro. Nel caso particolare della pesca a strascico, si deve considerare anche l'attrito delle attrezzature sul fondo marino. Ciò comporta una naturale deformazione del contorno delle maglie, peraltro inevitabile. Ma, che cosa si intende per selettività delle attuali reti trainate? E le reti da traino di cui si intende "migliorare la selettività" erano già selettive?

Francamente non pensiamo che lo siano mai state e sarebbe utilissimo avere reti da traino selettive!
I lavoratori del comparto della Pesca seguono gli sviluppi della situazione molto attentamente e con grande spirito di collaborazione. Un problema per tutti! Il «pescato sottotaglia» che casualmente dovesse capitare nelle reti - ciò è inevitabile - come dovrà essere gestito, atteso che esso non può essere venduto, tenuto a bordo, trasbordato, sbarcato, trasferito, immagazzinato, esposto ne messo in vendita? (Art. 8, comma 3 del Regolamento (CE) 1626/94).

A questo proposito la proposta di nuovo regolamento al punto (14) delle considerazioni afferma: «Per evitare ulteriori aumenti dei tassi di mortalità del novellame e per ridurre sostanzialmente l'entità dei rigetti in mare di organismi marini morti da parte dei pescherecci, è opportuno disporre un aumento delle dimensioni delle maglie e degli ami per le reti da traino, le reti da fondo e i palangari utilizzati per la cattura di alcune specie di organismi marini...». Tale rigetto in mare, però, non è classificabile come inquinamento, atteso che i pesci morti fanno parte della normale composizione dell'acqua di mare. Occorre confrontare a riguardo la legge n. 319 del 10 maggio 1976 (Legge Merli) che detta norme per la tutela delle acque dall'inquinamento e il Codice di Condotta FAO.

Nell'allegato I alla proposta di nuovo regolamento, al comma 3 del par. b). (Requisiti degli armamenti) si legge: «Le norme dettagliate relative a ulteriori specifiche tecniche per i pannelli a maglie quadrate sono adottate conformemente alla procedura di cui all'articolo 27 del presente regolamento».

Il riferimento all'art. 27 ed alle altre normative richiamate «in cascata», non consente di adempiere alle disposizioni relative all'adozione dei c.d. «pannelli a maglie quadrate". Ove si citano codesti "pannelli a maglie quadrate" si suppone che siano una sorta di inserti in una rete composta da maglie a diamante; però il testo della proposta non illustra l'utilità dell'adozione di tali maglie, ne se si intende mantenerle aperte in fase di pesca e quale accorgimento tecnico adottare se tenute aperte. Inoltre non è detto come questi pannelli a maglie quadrate debbano essere collegati/cuciti alla restante parte della rete che è tessuta a diamante.

La normativa tecnica in ogni caso non deve trascurare l'aspetto della salvaguardia dell'ambiente marino, fattore di estrema importanza per la conservazione delle risorse alieutiche. Al riguardo ci sembra interessante quanto realizzato, con grande senso di responsabilità in ordine alla tutela della risorsa, dai pescatori molfettesi.

Chi pesca «a strascico» non può evitare di trovare nel sacco della rete il pesce misto ad un certo quantitativo di rifiuti, costituiti da alghe, fango, contenitori metallici e di plastica, latte vuote di pitture, residuati bellici e quant'altro. Atteso che questi materiali inevitabilmente hanno influenza negativa sulla qualità del pescato, i marinai molfettesi hanno fatto tesoro delle loro esperienze e hanno elaborato un «doppio sacco», come da schizzo nella pagina, ottenendo la separazione pressoche totale del pescato dai rifiuti, una migliore qualità del pescato e quindi una commercializzazione più remunerativa, il recupero dei rifiuti ritenuti a bordo per il successivo conferimento allo smaltimento, la lenta e continua bonifica dei fondali delle zone di pesca.

È di capitale importanza notare che l'aggiunta del secondo sacco non comporta alcuna variazione nella quantità del pescato, ma soltanto una sua diversa al locazione all'interno delle attrezzature e più precisamente i rifiuti nel sacco inferiore ed il pesce in quello superiore.

La quantità del pescato è quella che capita nell'imboccatura della rete (fra la lima dei sugheri e quella dei piombi); non ha importanza per l'entità del pescato che il sacco di detta rete sia costituito da uno o più scomparti. A circa un metro dall'estremità del sacco, costituito da maglie regolamentari da 40 mm., è praticato un taglio nella parte superiore per una lunghezza di 50 cm in senso longitudinale. A questo è cucito il secondo sacco, costituito anch'esso da maglie da 40 mm., che si estende per una lunghezza di circa 6 metri e mezzo.

Durante la fase di pesca, nel sacco inferiore si forma una turbolenza che separa il pesce dai rifiuti, destinandoli nelle due diverse sezioni del sacco. Ovviamente viene recuperato a bordo prima il sacco dei rifiuti e successivamente quello contenente il pescato, che si rivela abbastanza pulito e pronto per la fase di cernita e incassettamento.

 

 


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