Anno III - N. 4 - Luglio/Agosto 2003
Una vela per amica
Francesco Mastropierro
Le mie prime esperienze di navigazione a vela risalgono al 1947 , quando ero ancora studente presso l'Istituto Nautico di Bari: allora preferii trascorrere le vacanze estive su un motoveliero di Molfetta - il "San Lorenzo di Maiorana" -piuttosto che bighellonare sulle spiagge. Data la carenza di gasolio nel triste dopoguerra, quella barchetta era più veliero che moto.
Quando le mie navigazioni divennero professionali, mi resi subito conto che le esperienze accumulate su quel guscio di noce erano tutt'altro che trascurabili, si rivelarono, anzi, preziose ed applicabili persino alle navi a propulsione meccanica, ossia a scafi certamente non progettati per adoperare la vela.
Nel corso della circumnavigazione dell'Africa sulla "Stanvac Lanka", una minuscola petroliera di 500 tonnellate di portata, presentatasi la necessità improrogabile di manutenzionare le valvole di lavaggio della motrice principale in un'area ove non c'era nemmeno una piccola baia ove rifugiarci per eseguire il lavoro, dovetti escogitare qualcosa che facesse al caso specifico.
Ero al mio primo comando; non mi fu difficile adoperare quello che avevamo a bordo per materializzare una vela di cappa.
Navigammo per parecchie ore in allontanamento dalla costa e all'alba fu fermato il motore e issata sull'albero di poppa quella specie di vela di cappa, ricavata da una tenda parasole retta da un remo recuperato da una lancia di salvataggio; il tutto era mantenuto in posizione da un paranco posticcio e da una sagola per la bandiera.
Esteticamente lasciava a desiderare, ma la sua funzionalità era eccellente, al punto che per alcune ore la petroliera si mantenne egregiamente con la prora al vento, consentendoci di procedere con regolarità ai lavori necessari.
La vela, quindi, resta di estrema validità nonostante il progresso tecnologico, anche nel campo della nautica e la preparazione professionale dei marittimi è irrinunciabile per la sicurezza sulle navi.
