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Anno III - N. 4 - Luglio/Agosto 2003


panorama comunitario
Un nuovo metodo di misurazione dello sforzo di pesca
Giuseppe Manente

Sia il fermo biologico che quello tecnico si propongono di raggiungere l'obiettivo di salvaguardare le risorse alieutiche, impedendone la depauperazione o addirittura l'estinzione, allo scopo di difendere in prospettiva la produttività dell'attività di pesca. Bisogna riconoscere, però, che i risultati conseguiti, dopo molti anni di attuazione delle misure, non sono stati ottimali. Da un lato, infatti, i pescatori sono stati sottoposti a sacrifici ed a condizionamenti, che hanno inciso sulla redditività delle loro imprese; dall'altro, non è stata assicurata una completa tutela delle risorse ittiche, tant'è che alcune specie continuano a registrare un preoccupante ridimensionamento dei loro stock, pur senza raggiungere i livelli di guardia.
È evidente, quindi che occorre ripensare alle modalità di attuazione di una politica di difesa delle risorse marine che risulti efficace e che, nello stesso tempo, consenta di superare 0 attenuare gli effetti negativi appena evidenziati.
A tale proposito, un'idea interessante, che può essere oggetto di una opportuna riflessione da parte degli addetti ai lavori, arriva dalla Commissione europea.
Essa è nata dalla necessità di procedere ad una drastica ricostruzione degli stock di merluzzo bianco e di nasello del nord, due specie a grave rischio di estinzione, cosi come rilevato dai più recenti studi condotti dai più autorevoli istituti di ricerca specializzati, come il CSTEP (Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca) e il CIEM (Comitato internazionale per l'esplorazione del mare). Tali studi, attentamente esaminati dal CCPA (Comitato consultivo per la pesca e l'acquacoltura) sono concordi nel ritenere che le misure sinora messe in atto non hanno consentito di ottenere i risultati auspicati e di rivitalizzare gli stock in oggetto. Da qui l'esigenza di mettere in campo strumenti innovativi, soprattutto per quanto concerne la ricerca di una metodologia efficace per tenere sotto sorveglianza lo sforzo di pesca.
È nata così la proposta di sperimentare un nuovo sistema di controllo dello sforzo di pesca, basato su una nuova unità di misura: il chilowatt/giorno.
Nel riquadro presente nella pagina seguente sono spiegate con chiarezza la definizione tecnica dell'unità di misura e la procedura adottata per stabilire la quantità annua di chilowatt/giorni assegnata ad ogni Stato membro interessato.
Al di là degli aspetti meramente tecnici, occorre sottolineare l'originalità e la validità di questo nuovo sistema regolatore dello sforzo di pesca, che potrebbe essere adottato, con le opportune correzioni, non solo per attuare i piani di ricostruzione di stock a rischio di estinzione, ma anche per determinare i limiti e le modalità dell'attività di pesca adottati per favorire il riposo biologico e il ripopolamento delle specie marine non in pericolo.
Potenzialmente il nuovo strumento potrebbe contribuire anche ad eliminare uno dei problemi ancora irrisolti nella gestione del fermo di pesca: quello relativo alla necessità di garantire agli operatori un'ampia flessibilità nell'organizzare l'attività di prelievo, eliminando l'angusto criterio del blocco totale della pesca per lunghi periodi. Un contributo in più, quindi, alla riflessione su un tema sempre attuale.


IL KW/GIORNO
Nelle sue proposte di piani di ricostituzione per gli stock in pericolo, la Commissione quantifica lo sforzo di pesca in chilowatt/giorno. Nell'ambito di tali piani, viene proposto che ogni Stato membro riceva un numero complessivo di chilowatt/giorni - ossia giorni di pesca autorizzati all'anno che dovrà ripartire tra i pescherecci della sua flotta. Una volta esaurito il numero di giomi concesso, la pesca dovrà interrompersi anche se il TAC non è stato raggiunto. Lo stesso dicasi nel caso contrario: se il TAC viene raggiunto, la pesca dovrà essere sospesa anche se il numero di kw/giorni non si è esaurito.
Su quale base la Commissione stabilirà la quota per ogni Stato membro? La Commissione ha chiesto ad ogni Stato membro di stilare un elenco che indichi, per ogni peschereccio, negli anni 2000, 2001, 2002, il numero di giorni trascorsi fuori dal porto moltiplicato per la sua potenza motrice, espressa in chilowatt, al fine di conoscere esattamente lo sforzo di pesca dispiegato dalla flotta interessata di ogni paese.
La Commissione calcolerà poi, con una formula matematica, quanti chilowatt/giorni saranno necessari alla flotta europea per eseguire le catture autorizzate. Infine, questo numero complessivo di giorni sarà ripartito tra gli Stati membri proporzionalmente allo sforzo di pesca da loro dispiegato tra il 2000 e il 2002. È importante ricordare che i kw/giorni potranno essere trasferiti da un peschereccio all'altro, all'interno di una stessa zona, ma mai scambiati tra zone di pesca.
Fonte UE

ll parere di Alberto Gonzcilez-Garces, Presidente del CSTEP

La necessità di potenziare la ricerca

Recentemente la Commissìone europea ha adottato una comunicazione che vaglia le misure in grado di migliorare la disponibilità e la qualità dei pareri scientifici. Una buona gestione della pesca deve infatti fondarsi su una base scientifica affidabile e aggiornata. In tal senso, è necessario potenziare la raccolta dei dati e rivedere il modo in cui sono elaborati i pareri.
Tale esigenza emerge dalla constatazione che gli istituti scientifici spesso hanno rivelato carenze che la Commissione vorrebbe veder corrette quanto prima: l'imprecisione dei dati relativi alle catture, la lentezza dei sistemi di consultazione poco compatibili con le questioni di gestione urgenti, una standardizzazione dei criteri dei pareri che impedisce di tener conto delle specificità di alcune attività di pesca.
Per migliorare la situazione, la Commissione europea propone di intervenire a due livelli.

1. Riorganizzare il sistema in maniera da renderlo più efficace. A tal fine, occorrerà innanzitutto intensificare la collaborazione tra il mondo scientifico e il settore della pesca. La creazione di Consigli Consultivi Regionali contribuirà allo scopo. "Abbiamo bisogno di costruire un dialogo migliore con gli operatori", riconosce Alberto Gonzalez-Garces, Presidente del Comitato Scientifico, Tecnico ed Economico per la Pesca (CSTEP). "Penso che dobbiamo conoscerci meglio. Gli esperti devono spiegare agli operatori i motivi delle loro raccomandazioni per migliorare le nostre analisi, sia per quanto concerne la parte biologica che per quel che riguarda la parte economica. L 'amministrazione, gli esperti e gli operatori della pesca costituiscono un triangolo indissolubile".

2. Incrementare i mezzi finanziari degli istituti scientifici. Bilanci più consistenti permetteranno di procedere ad una raccolta di dati più accurati e di assumere un maggior numero di specialisti per analizzarli. "I finanziamenti disponibili per il nostro lavoro sono carenti, il che riduce l'interesse per la ricerca nel campo della pesca", prosegue Alberto Gonzalez-Garces. "II CSTEP non dispone neanche di una struttura permanente che garantisca le analisi economiche. Tali mezzi e strutture solide sono indispensabili. È dunque fondamentale potenziare le commissioni internazionali e il CSTEP".
(da La Pesca Europea, n. 18, Agosto 2003)

 

 


 


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