Una riflessione sulla ripresa responsabile dell'attività di pesca
Non possiamo che ritenere apprezzabile e sicuramente condivisibile il richiamo di alcune Organizzazioni ad una gestione più responsabile della ripresa dell'attività di pesca, dopo il prolungato periodo di interruzione.
In tal senso la lega Pesca ha giustamente e tempestivamente invitato i propri associati ma insime tutta la categoria dei pescatori, nella ripresa dell'attività, a comportamenti virtuosi e responsabili nell'intento di massimizzare i benefici del fermo, evitando forme di prelievo indiscriminato ed intensivo che mentre vanificano i benefici biologico ambientali del fermo non influiscono positivamente sulla redditività delle imprese.
E' di tutta evidenza infatti che massicci conferimenti ai mercati, frutto di una pesca intensiva ed irresponsabile, magari concentrati solo in alcune giornate, non possono che determinare svilimenti delle quotazioni dei prodotti della pesca, anche per le attuali debolezze ed incrostazioni del sistema di smercio dell'ittico, a danno di una adeguato processo di valorizzazione dei nostri prodotti.
Queste riflessioni non possono che condividersi appieno; Un prelievo irresponsabile di risorse, non dimensionato all'andamento della domanda ed alle sue variabili, rappresenta oltre che un suicidio commerciale una inutile ed ingiustificabile distruzione di risorse; dubbi e riserve esprimiamo invece sui rimedi riproposti per superare queste, ormai, strutturali debolezze del nostro sistema pesca.
La Assopesca di Molfetta, associazione armatori aderente a Federpesca, ritiene che diventare un pescatore responsabile non può e non deve voler dire essere un imprenditore della pesca "irresponsabile"!
L'imprenditore della pesca deve poter produrre reddito per se e per assicurare al personale dipendente una giusta retribuzione; perchè questo possa verificarsi occorre trovare una sintesi praticabile e sotenibile tra esigenze biologiche ed esigenze economico - sociali delle imprese e del personale imbarcato.
Continuare a riproporre fermi obbligatori, più o meno estesi nel periodo, per interi areali, del tipo tutti fermi nello stesso periodo e tutti insieme di nuovo in mare a fine fermo; continuare a sostenere misure tecniche del dopo fermo, gestite in maniera rigida e burocratica o addirittura proporre una estensione dei giorni e dei periodi di fermo tecnico, con la stessa logica gestionale, significa per noi voler creare un sistema pesca che si bea di un ambientalismo di facciata, (salvo poi a proporre deroghe per le distanze dalla costa o per pesche speciali, eternamente sperimentali), nel mentre crea imprese irresponsabili dal punto di vista imprenditoriale, destinate a tradire la stessa loro ragion d'essere.
Abbiamo sperimentato per anni un sistema di gestione della pesca con risultati credo a tutti evidenti. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare approccio sostituendo alla rigidità burocratica della gestione verticistica della pesca una virtuosa flessibilità, ispirata alla responsabile gestione dell'impresa, creando così le condizioni per garantire la sostenibilità ambientale unitamente alla sostenibilità economico sociale del sistema pesca, mantenendo nel contempo vivo ed attivo il mercato del prodotto locale.